Mi trovi su Google, ergo sum

Da La Repubblica di oggi, pagina 2, Sebastiano Messina in Bonsai, a proposito di museruole per cani pericolosi e museruole a Montecitorio:

[…]
“Ho provato a cercare su Google notizie di ragazze sbranate da un barboncino: non ne ho trovate. Bambini decapitati da un bassotto? Zero.” […]

Dal Corriere della Sera, pagina 5, Beppe Severgnini su proteste contro l’ampliamento della presenza Nato a Vicenza e lo slogan ‘Yankee go home!’, sempre efficace.

[…]
“Chi ha iniziato? Non aiuta Google e non servono i dizionari.”[…]

Se non lo trovo su Google, allora non esiste? Forse niente di nuovo, ma lo trovo ogni volta sconvolgente. Il motore di ricerca è accesso alle informazioni.
Ma la sua autorevolezza come mediatore di informazioni arriva a determinare l’esistenza o meno dell’oggetto dell’informazione.

Scritto il:
in: Un mix

5 commenti

  • Miriam

    >Troppa grazia :)

  • Deborah

    >Hai un blog bellissimo e devi essere una persona bellissima :)

  • Miriam

    >Caro Max! Anche solo saper cercare e valutare la bontà delle fonti sarebbe un bel passo avanti. Non a vent'anni, a sei. Ma chi lo insegna, la scuola? Un abbraccio e al prossimo viaggio!

  • Max

    >Senza speranza, ma non senza una fine. Dicevo, la speranza di potermi illudere che la conoscenza e la coscenza della realtà vadano oltre Google. Un saluto, Max.

  • Max

    >Sicuramente è relativamente nuovo ma sconvolgente. Pur'io provo a non disperarmi ogni volta che mi trovo di fronte a studenti che litigano con l'italiano ("Eh, ma parlano un italiano scolastico"... appunto: scolastico!), che si scrollano dai pantaloni la nostra storia (vabbe' dalle pupe, ma pure i secchioni non son da meno), che pensano che la cultura sia quella cosa che appare loro davanti inserendo una parola nella finestrella di ricerca più famosa della rete e cliccando Enter (e così la cultura ha oggi il prezzo dell'ultima offerta vuvuvututtilibrichetantononleggipuntoebasta o il pensiero dell'ultimo sopravvissuto (perché?) dell'isola dei fumosi o del circo irreale). Ci provo, a non disperarmi. Ma non ci riesco. Ed eccomi di-sperato, senza più speranza.

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